"Marzo: mese di attesa.
Le cose che ignoriamo e le persone del nostro presagio sono in cammino."
Emily Dickinson, "Poesie".
Ci sono libri belli, brutti, leggeri o mattoni e poi ci sono il libri IMPORTANTI, quelli da leggere. Azar Nafisi ne aveva già scritto uno, di questi, "Leggere Lolita a Teheran" e ora ne ha scritto un'altro. Attraverso 5 lettere che scrive al padre già morto, la scrittrice iraniana analizza i problemi dei due paesi che lei conosce e ama, la natia Persia e l'America che l'ha accolta mettendone in evidenza le similitudini e i problemi della società e della politica, e lo fa analizzando le opere degli scrittori che lei considera fondamentali. Un libro sulla necessità di "leggere pericolosamente". Bellissimo.
Non ci sono dubbi sulla qualità della scrittura della Ward: incantevole. E sul racconto di eventi insopportabilmente crudeli, disarmanti, angoscianti.
Nella prima parte del libro si fatica a voltare pagine perché gli eventi sono mirabilmente veri e feroci. Poi arriva la quota irreale e fantastica e lentamente mi sono distaccata perché non è proprio il mio agio. Si tratta di un romanzo feroce e fiabesco. Ecco è proprio questo il problema: il fiabesco, che mal si accompagna ai miei gusti (alberi che mormorano e spiriti che indicano la via).
Ciò non toglie che si percepisca, potente, una voce e una scrittura tra le più talentuose.
Un bel saggio che fa riflettere sulle nostre abitudini e convinzioni in tema di (in)felicità.
Umorismo, esempi e riflessioni per aspiranti (in)felici.
L'autore, psicologo e filosofo di grande acume, usa un linguaggio semplice e uno stile scorrevole utilizzando esempi divertenti e piacevoli. Per di più, a condire il tutto, citazioni appropriate e calzanti perle di saggezza di alcuni dei più grandi scrittori, filosofi e personaggi del passato: Shakespeare, Sartre, Russell, Stevenson, Hesse, Orwell, Rousseau, Thomas More, Carrol, Dostoevskij, Groucho Marx e molti altri.
Jennifer Guerra è bravissima e giovanissima e bellissima e chi più ne ha più ne metta. Tutte le volte che leggo uno dei suoi saggi mi si riempie il cuore pensando che sì, forse le nuove generazioni possono cambiare il mondo in meglio. Un 'altro saggio femminista scritto benissimo, molto intelligente e da leggere.
Che Utopia sia una delle case editrici più interessanti lo sapevo già e anche stavolta è riuscita nell'intento di farmi leggere un libro che mai avrei pensato di leggere lasciandomi davvero stupita. Anna Nerkagi è una scrittrice originaria della piccolissima comunità indigena dei nenec, in Siberia, e lì ambienta una storia che parla di famiglia e di comunità mostrandoci come certi sentimenti e dinamiche siano comuni a ogni essere umano, a qualsiasi latitudine si trovi.
Lorenzo Gasperrin è un uomo bianco cis etero e femminista e io lo amo molto perché è la dimostrazione che sì, si può esserlo. In questo bel saggio analizza e studia le forme del linguaggio sessista e come i femminismi abbiano portato avanti su questo tema le battaglie per la parità. Una guida per riconoscere il sessismo insito nelle parole che scegliamo di usare, sia esso consapevole o inconsapevole, capire come ci viene imposto e realizzare come possiamo evitarlo.
"Duecento pagine di tenerezza e amore."
La scrittrice austriaca Monika Helfer ci ha regalato un romanzo famigliare toccante e commovente, il ritratto di un padre, il suo, assente ma importante e a cui deve l'amore per la lettura e il suo essere scrittrice. Incantevole.
Chi mi conosce sa che amo Pasolini alla follia (ce l'ho come save-screen del mio Iphone, per dire). Amo il Pasolini intellettuale, quello che diceva la sua su politica, media e società, così incredibilmente visionario.
Il lui romanziere lo sto approcciando da poco e devo dire che questo suo "Il sogno di una cosa", al contempo primo e ultimo lavoro, mi è piaciuto molto. Con la lingua dell'uomo comune racconta le vicende di un gruppetto di ragazzi della provincia triestina, alle prese con il dopo guerra, le lotte operaie, il mito comunista, i primi amori e, purtroppo, anche la morte. W PPP!
Che belle le opere prime che sono anche opere NUOVE. Questo libro non assomiglia a niente di già scritto, veramente unico. Lei è un'americana laureata alla Columbia, lui un egiziano nato in un villaggio "che nessuno ha mai sentito nominare". Si incontreranno e la loro storia verrà raccontata attraverso registri diversi e inusuali fino a una conclusione a mio parere geniale. Da leggere.
È l'inizio del 2020 e in città giunge notizia di un nuovo virus potenzialmente letale.
A New York i casi sono ancora sporadici e Lucy Barton si aggrappa alla vita di sempre. Ma non William. William, il primo marito di Lucy, è un uomo di scienza, e la intuisce da subito, la catastrofe.
Si traferiscono quindi, insieme, in un cottage nel Maine per allontanarsi dal pericolo.
Questo quarto capitolo della saga di Lucy aggiunge un capitolo alla sua storia. Non rimarrà un romanzo indimenticabile, ma la Strout fa parte delle nostre vite e può scrivere ciò che vuole!
In un’accogliente casa in mattoni di Brooklyn, la patina di felicità domestica di Dan e Isabel comincia a incrinarsi. Marito e moglie si stanno lentamente allontanando, attratti entrambi, a quanto pare, da Robbie, il fratello minore di Isabel, l’anima ribelle della famiglia che abita nel loro attico. La partenza di Robbie rischia di minare il fragile equilibrio della famiglia.
Un romanzo dimenticabile, scorrevole sì, ma poco empatico.
Da un premio Pulitzer mi aspettavo molto di più.
Romanzo intelligente e originale, da leggere e da consigliare.
Uscito qualche anno fa e colpevolmente evitato fino ad ora.
Hamid sceglie di affrontare il tema delle migrazioni di grandi masse di popolazione senza indicare i paesi di provenienze e senza utilizzare gli elementi tristemente noti quali barconi, viaggi in mare e centri di accoglienza. Ne parla attraverso scene di vita quotidiana, rendendolo più vicino a noi e più allarmante.
Meravigliosa la metafora della porta come passaggio da un mondo divenuto ostile e pericoloso verso un luogo che offra una possibilità di vita dignitosa.
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