Pronte a goderci le meritate vacanze, vi lasciamo le nostre ultime letture .
E' stato un mese di scoperte di autori che sembravano inaccessibili, e non lo sono.
Di autori che non avremmo mai pensato di dover stroncare, e di conferme.
Ora ci riposeremo un po' dal lavoro e dalla routine, portando con noi sempre e per sempre i nostri amati libri.
Libro complesso e impossibile da riassumere nelle poche righe a disposizione. Userò quindi le parole di Franzen, che lo descrisse così: "Leggere L’uomo che amava i bambini è, in effetti, un atto particolarmente frivolo perché quel romanzo non incide in alcun modo sulla storia mondiale. Si parla di una famiglia, una famiglia estrema e assai singolare. Ti obbliga a comprendere la lingua intima di questa famiglia, una lingua labirintica, non del tutto diversa da quella di un Joyce o di un Faulkner, una lingua che non serve assolutamente a niente se non a godersi questo libro particolarissimo”.
Primo romanzo di Paolo Nori per me, ed è subito amore. Un delicato racconto sulla vita di un poetessa (diremo così anche se lei voleva farsi chiamare poeta) russa Anna Achmatova, raccontate con grande magia da un esperto di letteratura russa collegandola alle attuali vicende della guerra russo/ucraina.
Interessante scoperta
Quando sei un po' stressata o non sai cosa leggere, leggi un libro della Daria nazionale che alla fine, vedrai, è sempre una buona scelta. Ci si ritrova sempre a casa, tra storie di famiglia e terre vicine ed è un attimo che il libro è finito. Come sempre bene.
Finalmente faccio la conoscenza di Igiaba Scego, che seguo da tempo ma di cui ancora non avevo letto nulla. Questo libro le è valso la candidatura allo Strega e per me è stata una bella scoperta. Un memoir sotto forma di lettera dove la scrittrice italo-somala racconta la terra d'origine della sua famiglia e l'Italia, due mondi in uno, il suo. Due culture che si fondono in lei e nella sua bellissima scrittura.
Libro del mese del nostro Gruppo di lettura e prima grande delusione dell'anno. Sono talmente tanti i lati negativi di questo romanzo da risultare imbarazzante, perché si tratta pur sempre di Peter Cameron. Purtroppo però è così: troppo superficiale, banale e scontato con un finale da brividi (per la rabbia e non per l'emozione).
Un MEGA NO.
Proleterka è una nave sulla quale viaggiano per due settimane un signore claudicante e sua figlia sedicenne. Tra padre e figlia c'è un'estraneità totale, e insieme un legame. La figlia vorrebbe conoscere qualcosa di più di quella persona ignota dagli «occhi chiari e gelidi, innaturali». Ma soprattutto sente una furia di scoprire quell’altra cosa ignota che è la vita stessa, sino allora soltanto fantasticata. Mi ero immaginata la Jaeggy uno scoglio impossibile. Non lo è.
Ho letto tutto di questo giovane talento venuto dal nulla e osannato in Francia. I suoi sono tutti brevi testi autobiografici e questo è l'ennesimo, dove Edouard racconta di come è riuscito a raggiungere l'obiettivo apparentemente impossibile, visto il mondo da cui proviene, di diventare intellettuale e scrittore. Rispetto agli altri non ho trovato quell'evoluzione che mi aspettavo. Leggerlo è sempre un piacere ma forse è venuto il momento di fare e dire di più.
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