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C.

non si giudica un libro dalla copertina


"La vita può non piacerti eppure essere innocua, come il cloro che bevi nell'acqua."


Ho finito "Boulder" un minuto fa (letteralmente) e cerco di scriverne subito, a caldo, con ancora le parole di "Eva Baltasar" che mi frullano in testa.

Ho conosciuto questa scrittrice poetessa spagnola con "Permafrost" (di cui ho scritto qui), il suo primo romanzo, che mi aveva molto colpito; leggendolo avevo scoperto una voce davvero nuova, una prosa sublime, figlia diretta della poesia, una scrittura capace di creare immagini.

E così è stato anche per "Boulder": si intuisce come ogni parola sia frutto di scelta, è perfetta e bellissima, che sia questa elegante o volgare. Nella scrittura della Baltasar c'è indubbiamente grande cura e molta cura ci vuole nel leggerla, per non sprecare quelle parole e i tanti messaggi che da un libro come questo, scaturiscono.


"La personalità è un vestito di stracci che lavo e ricucio senza sosta, mi copre e può starmi anche giusta, senza però mai definirmi, mai. La nudità che nascondo è quella che mi rende persona."


Anche al centro di questo romanzo c'è una donna, Boulder, pietrosa ed ermetica come le pietre di cui porta il nome, lavora come cuoca su una piccola nave mercantile e sta bene da sola, ama la provvisorietà della sua vita e tutto ciò di cui ha bisogno è una piccola cabina e il vuoto attorno, il blu, il vento che taglia la faccia, il resto del mondo sfocato all’orizzonte e ogni tanto un porto in cui incontrare una donna che non rivedrà mai più. Finché non conosce Samsa, di cui si innamora e che la porterà a cambiare vita.

Si ritroverà a Reykjavík, in una casa gialla troppo grande rispetto alla sua cuccetta e ad accompagnare Samsa in una clinica per l'inseminazione artificiale.


Mai avevo letto della maternità in questo modo, una maternità vista da fuori, subita, analizzata senza ipocrisie, in maniera inclemente e realista.

Boulder è una donna che tenta di cambiare per amore, quell'amore che si pensa basterà a non farti rimpiangere ciò che hai lasciato, a fare tuoi i sogni di un'altra persona. Ma Boulder si conosce troppo bene, sa di cosa ha bisogno, sa cosa non vuole diventare.


"Di sera, quando mi spoglio, il collo alto del maglione mi agguanta il cranio per ricordarmi che nascere non è nulla, il pericolo è rinascere."


Questo testo ci mostra la potenza ma anche la fragilità dell'amore, di come si possa essere genitori in modi diversi, di come non basti essere donna per desiderare di essere madre e di come, in fondo, non si sfugga mai da noi stessi.


4/5





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