Ridere di commozione.
È in questo che riesce “Niente è vero” di Veronica Raimo.
Perché a farti piangere dalle risate (e riesce anche in questo, credeteci), ci riescono in molti ma la Raimo riesce in qualcosa di unico.
Mischia umorismo, ironia e sarcasmo a malinconia, dolore e cinismo e tutto raccontando la sua vita, la sua famiglia, il suo passato e provocando nel lettore, appunto, risate di commozione.
La sua scrittura è veloce, diretta, brutale ma non respingente. La Raimo è bravissima nel rendere comico il drammatico e viceversa. Perché solo distorcendo la realtà si può sopravvivere a essa.
"Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice.
In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall'alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi."
Il libro è la storia di una vita, quella di una bambina che diventa donna, irriverente e complessa e delle sue esperienze che molti di noi possono dire di condividere (magari meno estreme o singolari) ed è la storia di una famiglia, la sua, unica e stramba come tante.
Parla del suo mondo, delle sue prime volte, di errori e scoperte in maniera onesta, senza vergogna o patetismi, mostra fragilità e brutture ma anche tanta meraviglia.
Veronica soffre d'insonnia e di stitichezza.
Veronica ha il seno piccolo, ma tutti le regalano reggiseni.
Veronica non vuole bambini, ma ha un mobile pieno di tutine che sua madre continua a regalarle.
Non ha mai imparato a nuotare, a leggere l’orologio analogico e, troppo tardi, ad andare in bicicletta.
Veronica è una donna adulta che guarda il mondo degli adulti di lato, che forse fatica a sentirsi tale, quella “bambinaccia” di cui scrisse anni fa.
Questo è il suo romanzo di formazione, ed è bellissimo.
E chissà, forse “niente è vero”, ma non importa.
5/5
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