In questa estate senza cinema (che ai più non interesserà perché la domanda "ma come fai ad andare al cinema in estate?" è quella a cui mi ritrovo sempre a dover rispondere e che mai capirò) per fortuna che ci vengono in supporto le tante piattaforme streaming e i circuiti cinema che mettono a disposizione le loro rassegne e grazie ai quali sono riuscita a vedere "Matthias&Maxime", l'ultimo lavoro di uno dei miei registi preferiti, Xavier Dolan, l'enfant prodige canadese che a soli 31 anni ha già firmato il suo ottavo film.
Dolan è tornato, dopo una breve pausa fuori casa, ad ambientare la sua storia in Canada e anche in questa ritroviamo i temi a lui cari: il difficile rapporto madre-figlio, la scoperta della propria sessualità e l'età di mezzo, quella in cui smetti di essere ragazzo e diventi uomo, nella quale devi capire e accettare quello che sei o vuoi diventare.
Matthias e Maxime sono due trentenni, amici da sempre, che per una sorta di scommessa accettano di recitare una piccola parte nel filmino della sorella di un amico, rimasta senza attori. Non sanno però che la scena che dovranno girare è quella di un bacio.
Bacio che Dolan decide di non mostrare ma di cui mostrerà le conseguenze, tutto ciò che questo provoca nei due ragazzi che si troveranno a dover accettare una verità a loro fino a quel momento sconosciuta.
Maxime non la dirà mai per primo e Matthias farà di tutto per non vederla.
Il film è una sorta di countdown, scandito dai giorni che mancano alla partenza di Maxime per l'Australia, e l'attesa è quella di capire se accetteranno di amarsi o faranno in tempo a farlo.
Una storia da farfalle nello stomaco, emozionante, vera, spietata e dolcissima.
Dolan firma sceneggiatura, regia, montaggio e recita nel ruolo di Maxime, ragazzo timido dallo sguardo spaventato di cui ci si innamora immediatamente.
Il suo talento, anche in questo caso, è confermato dalla potenza delle scene, da come riesce a far parlare i silenzi e allo stesso modo a giocare con la colonna sonora (sempre originalissima fatta di pezzi pop trash o musica sinfonica) che trasforma in voce narrante di molte scene. Riesce a mostrare l'invisibile e il visibile.
Il fare cinema per lui è così naturale da sembrare fisiologico e riesce sempre a creare qualcosa di unico e che porta indiscutibilmente la sua firma.
Quella di un vero autore.
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