"L'una e l'altra" è il libro che ha consacrato Ali Smith nell'olimpo della letteratura inglese (e, per quanto mi riguarda, mondiale).
Scritto nel 2014, si tratta di un libro veramente originale e imprevedibile che narra due storie di donne, come se fossero due lunghe novelle ognuna a sé.
In una la protagonista è la giovane quindicenne Georgea, detta George, che, a Cambridge nei giorni nostri, si ritrova alle prese con la prematura morte della madre, attivista politica e appassionata d'arte, avvenuta a seguito di una visita agli affreschi del salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia di Ferrara.
Lo stesso salone viene ripreso nella seconda novella, dove l'altra protagonista, nella seconda metà del quattocento a Ferrara, per poter portare avanti la sua carriera di pittore, si dovrà fingere maschio, e diventare Francescho (la Smith la immagina come alter ego del famoso autore di quelle pareti, Francesco Del Cossa)
"Passato o presente?, dice George. Maschio o femmina? Non può essere tutte e due le cose insieme. O è l’una o è l’altra. E chi lo dice, questo? Perché dev’ essere per forza così?, ribatte la madre."
Si tratta quindi di un romanzo a specchio in cui le storie (intitolate entrambe "Uno") in diversi momenti si allacciano e si intrecciano tra loro offrendo riflessioni su molti temi, anche attualissimi, come il genere e la sessualità e il potere dell'arte.
La Smith ha sicuramente una grande immaginazione e ti tiene incollata alle pagine con una scrittura ipnotica.
Gioca con la punteggiatura (utilizza in maniera inusuale i due punti per indicare i momenti in cui "si deve riprendere fiato") e con le parole, senza mai farti perdere il senso e il filo delle storie.
Non a caso premiata da un grande successo di pubblico e scelto come migliore libro dell'anno (il 2014) da numerose testate giornalistiche di settore e non. Nonché vincitrice dei più grandi premi inglesi e finalista al più prestigioso Booker Prize.
Non ha voluto essere meno originale e imprevedibile al momento di andare in stampa, quando ha espressamente richiesto che metà delle copie iniziasse con una delle due storie e metà con l'altra. In questo modo alcuni lettori leggeranno prima una parte poi l'altra, e viceversa. Geniale!
Poi, quando mia madre era ormai sotto terra, e io ero ancora abbastanza piccola per poterlo fare, un giorno mi infilai nella cassapanca dei vestiti che aveva in camera da letto e tirai giù il coperchio: ero circondata da stoffe lucide, tele di lino, canapa e lana, cinture e legacci, la sottoveste, i vestiti da lavoro, la sopravveste, il vestito lungo, le maniche e ogni cosa era vuota di lei ma con il suo odore. Col passare del tempo l’odore di lei cominciò a svanire, o la mia capacità di riconoscerlo si fece meno acuta. Ma nel buio della cassapanca ero un’esperta e riuscivo a distinguere bene quasi come se ci vedessi i vari abiti, quali vestiti erano, per quale uso, al tatto, tra le dita.
Difficile parlare di questa autrice, che scrive in maniera imprevedibile e potente. L'unica cosa che davvero mi riesce bene è consigliarne la lettura, soprattutto a chi cerca strutture innovative unite ad un grande talento.
4/5