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C.

non si giudica un libro dalla copertina


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" Avevo quattordici anni. Il mondo era dolore"

Finalmente Zadie è tornata e in gran forma, con un romanzo al livello del suo primo e meraviglioso "Denti Bianchi" che a poco più di 20 anni l'ha portata nell'olimpo della letteratura contemporanea e per il quale è stato coniato il termine "realismo isterico".

SWING TIME, suo quinto romanzo, arrivato dopo 4 anni dal meno riuscito "N-W", ci riporta nella Londra interazziale di periferia, luogo di ispirazione di quasi tutti i suoi lavori e prende il nome dalla pellicola del '36 con Fred Astaire e Ginger Rogers.

È il 1982 e due bambine dalla pelle della stessa sfumatura di bruno ma dai caratteri e attitudini opposti si conoscono durante la loro prima lezione di tip tap, da quel momento la loro amicizia, intensa e conflittuale, le accompagnerà per tutta la vita.

A parlare in prima persona è una delle due di cui non viene mai rivelato il nome, intelligente, amante dei vecchi musical e della danza (ma dai piedi piatti), un naso severo e una tendenza alla malinconia.

L'altra è Tracey, ballerina talentuosa, spontanea, dai riccioli perfetti raccolti con nastri di raso, minigonna e un sorriso seducente.

Diverse come lo sono le loro madri.

Obesa, appariscente, chiassosa, quella di Tracey; bella da non avere bisogno di trucco o gioielli, una femminista radical chic, quella dell'altra (in cui non si può fare a meno di scorgere la stessa Smith).

Tra alti e bassi, sempre legate dall'amore per la danza in cui una eccelle e l'altra meno, le ragazze crescono e si allontanano; una finirà col diventare l'assistente personale di una grande pop-star e l'altra intraprendere la carriera di ballerina salvo poi perdersi per strada.

La Smith con questo libro dà voce a un'ombra: una ragazzina che diventa donna crescendo all'ombra di altre donne: dell'amica scaltra, della madre dal carattere ingombrante e di una pop star viziata e potente; che si illude di essere per loro speciale ma che a conti fatti non lo è.

Attraverso continui flashback dagli anni '80 ai giorni nostri, passando da Londra a New York e arrivando fino all'Africa, il libro parla di ossessione, di identità culturale, di sogni non realizzati, di razza, di idealismo.

Un libro dalla scrittura moderna e fluida che tocca temi antichi ma immortali e tanto cari alla Smith che si conferma una grande scrittrice e un grande esempio di donna.

"...allora mi resi conto che anche le tre ombre erano Fred Astaire,

nessun altro schiaffeggia l'aria così, nessun ballerino piega le ginocchia in quel modo."

4/5


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